Vita dura per i doctor House nostrani. D’ora in poi, trattare male colleghi e dipendenti può costare la revoca dell’incarico. È successo a un primario anestesista trentino, burbero e collerico, che era stato sollevato dall’incarico dirigenziale di responsabile dell’unità operatoria e trasferito presso un altro reparto proprio per il suo caratteraccio. Nella sentenza 5025, i giudici della sezione Lavoro della corte di Cassazione hanno confermato la revoca della qualifica di responsabile del comparto operatorio al primario anestesista dell’ospedale di Cles. Spiega la sentenza della Cassazione il settimanale Sanità del Sole 24 Ore.
«”Ridotta capacità di correlarsi dialetticamente – scrive la Cassazione – con le altre strutture e servizi senza continue e polemiche contrapposizioni”. Il primario è ricorso in tribunale contro questa decisione. Ma al medico è arrivato solo un coro di “no”: i tre giudizi hanno bocciato il ricorso. Il primario “dimezzato” ha invocato a sua discolpa una serie di prove per aver subìto un vero e proprio mobbing da parte dei colleghi, ma le motivazioni non hanno convinto i supremi giudici che anzi hanno giudicato tali prove del tutto insufficienti».
«La scelta di confermare o meno un incarico dirigenziale – ricorda Sanità – rientra nella potestà di autorganizzazione dell’amministrazione, in questo caso, il pessimo carattere, ha influito pesantemente sulla valutazione delle capacità anche gestionali del dirigente. La Cassazione fa il punto sulle doti imprescindibili per ogni medico e sul diritto per le strutture sanitarie di poter revocare gli incarichi dirigenziali».
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