Secondo la Corte di Appello, il dottore aveva “abbandonato a sè stessa e ai suoi familiari la paziente poichè, al di là dell’intervento domiciliare, egli avrebbe dovuto attivarsi per assicurare alla donna e ai congiunti una efficace e immediata tutela delle sue condizioni di salute”. In pratica, “avrebbe dovuto contattare direttamente il servizio del 118 che, se informato e stimolato per le vie brevi da un sanitario,avrebbe probabilmente assicurato un pronto e diretto intervento a favore della paziente anzichè costringere i familiari della donna a un trasporto della paziente in ospedale a loro carico”. Invece, per la Cassazione, “non rientra nei compiti del sanitario di guardia medica locale quello di assicurare il servizio di eventuale ospedalizzazione dei pazienti dai quali o nell’interesse dei quali egli viene contattato”.
Per i supremi giudici, “è davvero fuori luogo” ritenere che la quardia medica abbia “una mansione di ‘stimolatore per le vie brevi’ del servizio 118”. Inoltre, gli ‘ermellini’ osservano che la paziente abitava a pochi chilometri dall’ospedale di Reggio Calabria tanto è vero che la figlia, dal momento che il 118 non aveva in quel momento mezzi disponibili, la trasportò al nosocomio in breve tempo a bordo della sua auto. Infine, ad avviso della Cassazione, non si può imputare al medico l’omissione della visita domiciliare che la stessa Corte di Appello ha ritenuto “perfettamente inutile” e che sarebbe potuta essere “potenzialmente dannosa per la possibile connessa perdita di tempo” a fronte della necessità del ricovero. Dopo quattro giorni la paziente venne dimessa. Adesso anche il camice bianco imputato – con il deposito delle motivazioni di questo verdetto può dire di essere ‘salvo’..
Tags: sentenze